(dedicata a Giuseppe Sinigaglia)
Ti chiamavano il Sini, due braccia unite a due remi
un sorso di Lario nel cuore per conquistare il Tamigi
e poi sei morto così, perché si muore d’estate
da veri uomini liberi, pezzi di uomini in piedi
avevi baffi e tensione, artiglieria d’atleta
due metri d’uomo in trincea, polmoni e cuore in divisa
e te ne stavi così a sfidare i proiettili
col petto in fronte al nemico, con la forza tranquilla di chi non è partito
e oggi i ragazzi rincorrono un pallone
su un prato che porta il tuo nome
e quei ragazzi indossano i colori azzurri del lago
su una maglia che sembra quella dell’Italia
e ci facciamo male per ricordare
e ci facciamo male nel ricordare
oro di cento medaglie a riflettere il sole
dalle cime del Carso al nemico, al sudore
e quando ti hanno colpito hai chiesto solo dell’acqua
un sorso d’acqua del Lario, una goccia del tuo lago, da dove eri partito
e oggi i ragazzi rincorrono un pallone
su un prato che porta il tuo nome
e quei ragazzi indossano i colori azzurri del lago
su una maglia che sembra quella dell’Italia
e ci facciamo male per ricordare
e ci facciamo male nel ricordare
ma dove, ma dove è andato il tuo amore?
ma dove è andato il tuo amore?
è tutto quello che c’è
è tutto quello che c’è